mercoledì 18 maggio 2016

Live Report - HARM DONE Live @Red Dog 15/06/2016

Come ho già sottolineato poco tempo fa, ultimamente non ho buchi per continuare a mandare avanti questo spazio senza interruzioni di mesi. Perciò, mi devo accontentare di piccoli schizzi ogni tanto. Oggi voglio provare una cosa nuova, ovvero un live report. Non mi è mai capitato di farlo, ma ho deciso che questa era la volta buona, per due piccole ragioni: da una parte, rendere omaggio a Gab e a tutti quelli che si sbattono per fare le serate a Brescia; dall'altra, dare un mio minimo contributo affinché queste serate possano continuare.
Dunque, Gab: per chi non lo conoscesse, era il chitarrista, cantante e fondatore dei The Smashrooms, band hardcore di Brescia; ora si sta dedicando al suo progetto solista acoustic folk punk, oltre alla gestione dell'etichetta Epidemic Records, assieme alla sua immensa distro. Un tipo che non sa stare con le mani in mano, dato che è anche attivo nella lotta contro gli abusi sugli animali e supporta uno stile di vita straight edge e vegano. Ecco, non contento, Gab ha voluto tornare ad organizzare eventi.
Data zero: così ha chiamato questa prova, in collaborazione con il Red Dog, localino tra Rezzato e Botticino che già ogni giovedì fa suonare live.
Sfruttando un buco degli Harm Done, che la sera prima suonavano al Venezia Hardcore, Gab li ha inseriti come band principale della serata.
In apertura hanno calcato il palco gli Uprising, band ormai storica di Brescia, che stanno facendo una serie di live per presentare la loro ultima fatica: Into The Storm. Penso fosse la quarta volta che li sentivo ed il loro set è sempre energico. Inoltre, il loro suono si è rinforzato in maniera incredibile. L'ultimo lavoro ha portato alla luce tutti i sacrifici di questa band, più matura rispetto ai precedenti. Sebbene non sia un grande fan dell'hardcore metallico, gli Uprising sono stati molto convincenti, molto di più anche rispetto alle altre volte che li ho sentiti dal vivo.
Finiti gli Uprising, salgono gli Harm Done. Due minuti di sound check, gestito in modo davvero ottimale da Valva dei Lamantide, e si parte. Maglia degli SSD, guanti da muratore ed Alexxx è pronto ad urlare tutta la rabbia che può attraverso il microfono. Powerviolence alla vecchia maniera, con suoni grezzi e taglienti, blast beats, e una durata media di un minuto al pezzo: quelle cose che su disco, magari, possono annoiare, ma live pigliano benissimo, perché sempre condite con quella dose di isteria e sofferenza che ha un fondo empatico universale.
Una serata decisamente positiva, sia per i gruppi che hanno suonato, sia per gli orari più che umani (essendo domenica, live finito alle 23.30). Ad assistere, un bel pò di locals, che hanno risposto alla chiamata di Gab prontamente.
Se questa era la data zero, a Brescia aspettiamo le prossime.


venerdì 4 marzo 2016

Zeit - The World Is Nothing (2015)

Oggi ritorno occasionalmente a scrivere su questo blog dopo più di un anno di stop. Lo faccio per un motivo valido, che è espresso in quelle quattro cinque parole nel titolo. Gli Zeit, già passati più volte per queste pagine, hanno pubblicato, sul finire del 2015, un nuovo parto discografico, nato "da un anno di bestemmie", come Seba ci ha rivelato in una vecchia intervista. Inutile che presenti gli Zeit ulteriormente: chi ancora non li conosce può solo pentirsi e redimersi recuperando questo disco e buttandoselo in cuffiette.
Questo si apre con una chitarra stortissima per circa un minuto, per poi sfociare nelle prime tre tracce dove hardcore, metal, caos e blast beat si intrecciano tra loro, assieme a testi pesanti, a volte complessi ma da tenere sempre sotto gli occhi. Già in "World And Distances" gli Zeit ci svelano l'intero significato del titolo dell'album: "The world is nothing but this repetition." Una considerazione brutale, incazzatissima, resa con una tecnica della madonna, urla ed una difficoltà reale per l'ascoltatore di comprendere ciò che gli sta accadendo attorno. Dopo un breve pausa con "Disguised", "Chasing The Void" riporta su temi già trattati nella "Zoe" del primo ep, per giungere fino a "Lack Of Parts", pezzo sicuramente più emozionale di tutto l'album, ma intriso di una rassegnazione estrema. Il disco ha il suo apice un attimo prima della fine, con "The Walls Of The World", traccia complessissima e vastissima, che denota addirittura bellissime sfumature depressive black metal eseguite alla perfezione, della quale i ragazzi hanno anche fatto uscire un video.
L'album è un mostro di violenza, caos, distruzione, rabbia, che si sviluppa lungo una mezzora di complessa esecuzione e che presto verrà ristampato anche in collaborazione con l'amico Gab di Epidemic Records, oltre che altre fighissime etichette. La Venezia bene si conferma come la realtà più interessante in Italia.

Facebook
Bandcamp
Video "The Walls Of The World"

domenica 14 giugno 2015

This Fall - What's Left Inside (2015)

I ragazzi nei This Fall cominciano la loro avventura insieme circa 12 anni fa, sotto un altro nome, quello dei Dillo Colle Pietre (DCP). In questi anni hanno attraversato tantissimi sottogeneri del punk, dallo ska allo streetcore (il primo album loro che sentii si intitolava Fino A Qui Tutto Bene, datato 2009, che proponeva canzoni esplicitamente antifasciste, con i soliti luoghi comuni che lo streetcore da sempre si porta dietro). Negli ultimi anni, però, la band si è avvicinata sempre più all'hardcore, soprattutto di matrice new school. L'ultimo album targato DCP, Voiceless, anche grazie all'arrivo di Come al basso, è un misto di hardcore e metalcore tirato. A marzo 2015, il cambio nome, dovuto ad una necessità della band di dare un cambiamento al nuovo suono che stavano preparando in cantiere. Questo EP è il primo risultato.
L'intro serve appunto a far intendere che il passato ormai è stato superato e che nuovi suoni si aprono con questo lavoro. Moysa dà inizio alle danze subito con venature metalcore, a sprazzi math e djent, ma che ha ancora troppa velocità per poter essere definito tale. Un pezzo che non ti lascia un secondo di fiato, che mette in pieno risalto la voce, nettamente migliorata in studio rispetto al lavoro precedente. Veramente un gran bel pezzo, il migliore del disco, dove si può notare anche l'approccio veramente diverso nello scrivere rispetto a prima, sia nella musica che nei testi. Wake Me Up, Tomorrow è meno incisivo rispetto a Moysa, ma presenta un grande lavoro strumentale, soprattutto da parte della chitarra, che ha tanti spunti spazianti dall'hardcore classico ad alcuni echi death metal anni Novanta. Daughter In Lie (#66), ultimo pezzo, ha una parte strumentale molto potente, veloce, che sposa bene tutte le influenze che i ragazzi si sono prefissati, ma la voce non è sempre al massimo, soprattutto nella prima strofa, e nel ritornello il coro fatto con effetto megafono è fastidioso. Sono comunque dettagli facilmente migliorabili.
Ricapitolando, l'esordio dei This Fall è un dischetto con tante potenzialità, anche perchè non segue realmente nessun genere. La parte strumentale è ben fatta, la voce è intensa e cupa e la produzione è abbastanza buona. Un consiglio per gli ascoltatori: live sono mille volte meglio che sul disco, fate un po' voi!

Facebook
Bandcamp

martedì 26 maggio 2015

Ennui - Al Fin Di Mostrare Di Non Sapere Cosa Alcuna (2015)

Gli Ennui sono un gruppo post hardcore, post rock, screamo di Sanremo, città conosciuta per ben altra musica. I sei ragazzi, all'attivo da poco, hanno speso parecchio tempo in studio ultimamente, rilasciando a breve distanza di tempo sia un primissimo singolo, intitolato Ambizione, sia questa breve fatica in ep, dal titolo quanto mai poco consolatorio, come piace a noi. Come aveva introdotto il singolo, il suono di questa band non è centrato sulla velocità, quanto sul creare un gioco di luce ed ombra a fare da paesaggio alle spalle delle parole. La forza del suono è data già dalla prima traccia, intitolata Flash Diving, che comincia con un basso ingannevole, che pare introduca all'orrore, ma guida dritto all'angoscia di un giro post rock che ha bisogno di diverse ripetizioni prima di aprirsi ad un suono più ambientale. La seconda canzone, intitolata Giacomo, ha tutte le sfumature screamo della scuola italiana, con una voce che convince molto di più di quella presente nel singolo, forse anche per merito della registrazione. Come il suono, anche i testi presentano la disperazione tipica del genere, tendente all'intimità. Alba Posticcia è la composizione più probabilmente più particolare. In essa si mischiano tutte le influenze dei ragazzi: dallo screamo iniziale, al post rock, all'ambient con il parlato, al finale che ricorda il post hardcore più pregiato. Ma è Martedì la miglior traccia: dodici minuti che iniziano lenti, pieni di effetti anche sulla voce, che ricordano le sfumature shoegaze, nonostante un testo molto più arrabbiato e diretto rispetto ai precedenti. Ma bastano pochi secondi per rendere il suono prima post rock e poi post hardcore, per poi riportarlo a nuova quiete, a nuova cosciente disperazione. Sembra un lungo viaggio nel quale si allentano a poco a poco i nostri freni, fino al farsi trascinare, inesorabilmente.
Un esordio molto buono, quindi, per questi Ennui, anche se il prossimo lavoro sarà di più difficile composizione per non cadere nella ripetizione. Sono comunque fiducioso, visto il primo risultato.

Facebook
Bandcamp

sabato 2 maggio 2015

Dearest Enemy - These Streets, Those Ghosts (2015)

I Dearest Enemy sono una di quelle band che rimane spesso troppo nascosta, che lavora per mesi o anni ad un progetto, facendo giusto un paio di live show, e poi, quando esce l'album, capisci che forse ad aspettarli ne è valsa la pena. Con una Madonna (o Regina) dalle linee estremamente ispirate a Edvard Munch ci presentano il loro primo disco questi cinque ragazzi con casa base a Venezia, creando una notevole suggestione e anticipando la linea che unisce tutte le tracce: una disperazione viscerale.
Già con i primi secondi di Blight Town comprendi che la voce vuole solo espellere tutta la sua angoscia e che il suono che la deve accompagnare è una melodia composta da notti insonni. Nonostante si senta l'impronta di quell'hardcore britannico di inizio millennio, musicalmente il disco fila liscio senza intoppi e senza annoiare, risultando forse non molto originale ma sicuramente ricco di ottimi spunti e di futuri miglioramenti.
Senza dubbio un ottimo esordio, quindi, curato in ogni parte dal lungo lavoro di composizione. Palma di miglior canzone va a To The Queen.

Facebook
Bandcamp

sabato 4 aprile 2015

Discomfort - Worst (2015)

Sono passati quasi quattro anni da quando questi cinque macellai hanno cominciato a fare concerti e a far girare il loro nome. Con un successo piuttosto elevato, a quanto si può vedere, con due tour europei ed uno statunitense alle spalle. Ora, i nostri hanno tirato fuori il loro secondo lavoro, un album di 7 pezzi, sta a voi definirlo ep o lp, nei quali il suono proposto è un'evoluzione di quel black metal mischiato con tanti pezzi hardcore del primo lavoro. Il risultato sono solo pugni in faccia. Il disco è un mostro che si aggira nell'oscurità della notte, che prende alle spalle le sue prede, sviscerandole.
Già dalla prima traccia, il suono è un misto noise e black metal, con spruzzi di grindcore anni '90: si può respirare il declino, il disagio, la denuncia, il malessere che provano i nostri, reso eccelsamente dalla registrazione, opera di Mal De Testa Studio di Padova, oltre che dal mixing di Joel Grind ( Toxic Holocaust vi dicono qualcosa?) e di Brad Boatright all'Audiosiege di Portland.
Le chitarre rilasciano solo note d'orrore, con una batteria che tiene forsennati ritmi grindcore e le doppie voci (di cui una è il batterista!) che segano le corde vocali.
Degni di nota i pezzi Endless Escape, che racchiude un black metal caratteristico e preciso, e Gange, forse il pezzo di matrice più hardcore che altro.
Miglior traccia è MCCCXII, singolo dell'album, del quale è stato fatto anche un video visual. Direi che le parole di fronte a questo pezzo non bastano: solo guardando il visual ed ascoltando il pezzo di può percepire tutto ciò che i cinque veneti voglio esprimere.
Con questo prodotto, i Discomfort si posizionano tra le colonne del black metal italiano odierno, assieme a gruppi come O e Hungry Like Rakovitz.

Facebook
Bandcamp
Video: MCCCXII

domenica 8 marzo 2015

Glances - Glances EP (2014)

In Italia il melodic hardcore non ha mai dato grandi frutti. Certo, ci sono stati gli Aperture fino all'anno scorso che, tra critiche sia positive che negative, hanno dato un volto ad un genere prima considerato principalmente di stampo inglese e statunitense. Sciolti i milanesi, ecco nascere dalla fertile Bologna un gruppo che mischia le ceneri di 400Colpi, Disease Illusion e Rising Hate: i Glances, quintetto affiatato di giovani che dopo meno di un anno sono già in studio per registrare questo breve di ep di quattro canzoni, nelle quali hanno dato basi più che solide a ciò che vogliono fare.
Sin dalla prima traccia ci si trova davanti ad un flusso ininterrotto di emozioni, tristemente raccolte in testi ricchi di interiorità e desolante visione della realtà con un buon cantato in scream. Roba che ci piace, insomma. Il suono ricorda molto dei pezzi firmati More Than Life oppure The Cold Harbour. Ciò è bello finché le tracce sono quattro, ma in un futuro full lenght rischierebbero di annoiare, senza una buona dose di originalità.
I cinque hanno dunque un gran potenziale e sicuramente meritano più di un ascolto, ma, con le loro qualità, il prossimo lavoro può essere molto meglio. Palma di miglior pezzo va a Conceive The Solstice.

Facebook
Bandcamp