domenica 14 giugno 2015

This Fall - What's Left Inside (2015)

I ragazzi nei This Fall cominciano la loro avventura insieme circa 12 anni fa, sotto un altro nome, quello dei Dillo Colle Pietre (DCP). In questi anni hanno attraversato tantissimi sottogeneri del punk, dallo ska allo streetcore (il primo album loro che sentii si intitolava Fino A Qui Tutto Bene, datato 2009, che proponeva canzoni esplicitamente antifasciste, con i soliti luoghi comuni che lo streetcore da sempre si porta dietro). Negli ultimi anni, però, la band si è avvicinata sempre più all'hardcore, soprattutto di matrice new school. L'ultimo album targato DCP, Voiceless, anche grazie all'arrivo di Come al basso, è un misto di hardcore e metalcore tirato. A marzo 2015, il cambio nome, dovuto ad una necessità della band di dare un cambiamento al nuovo suono che stavano preparando in cantiere. Questo EP è il primo risultato.
L'intro serve appunto a far intendere che il passato ormai è stato superato e che nuovi suoni si aprono con questo lavoro. Moysa dà inizio alle danze subito con venature metalcore, a sprazzi math e djent, ma che ha ancora troppa velocità per poter essere definito tale. Un pezzo che non ti lascia un secondo di fiato, che mette in pieno risalto la voce, nettamente migliorata in studio rispetto al lavoro precedente. Veramente un gran bel pezzo, il migliore del disco, dove si può notare anche l'approccio veramente diverso nello scrivere rispetto a prima, sia nella musica che nei testi. Wake Me Up, Tomorrow è meno incisivo rispetto a Moysa, ma presenta un grande lavoro strumentale, soprattutto da parte della chitarra, che ha tanti spunti spazianti dall'hardcore classico ad alcuni echi death metal anni Novanta. Daughter In Lie (#66), ultimo pezzo, ha una parte strumentale molto potente, veloce, che sposa bene tutte le influenze che i ragazzi si sono prefissati, ma la voce non è sempre al massimo, soprattutto nella prima strofa, e nel ritornello il coro fatto con effetto megafono è fastidioso. Sono comunque dettagli facilmente migliorabili.
Ricapitolando, l'esordio dei This Fall è un dischetto con tante potenzialità, anche perchè non segue realmente nessun genere. La parte strumentale è ben fatta, la voce è intensa e cupa e la produzione è abbastanza buona. Un consiglio per gli ascoltatori: live sono mille volte meglio che sul disco, fate un po' voi!

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martedì 26 maggio 2015

Ennui - Al Fin Di Mostrare Di Non Sapere Cosa Alcuna (2015)

Gli Ennui sono un gruppo post hardcore, post rock, screamo di Sanremo, città conosciuta per ben altra musica. I sei ragazzi, all'attivo da poco, hanno speso parecchio tempo in studio ultimamente, rilasciando a breve distanza di tempo sia un primissimo singolo, intitolato Ambizione, sia questa breve fatica in ep, dal titolo quanto mai poco consolatorio, come piace a noi. Come aveva introdotto il singolo, il suono di questa band non è centrato sulla velocità, quanto sul creare un gioco di luce ed ombra a fare da paesaggio alle spalle delle parole. La forza del suono è data già dalla prima traccia, intitolata Flash Diving, che comincia con un basso ingannevole, che pare introduca all'orrore, ma guida dritto all'angoscia di un giro post rock che ha bisogno di diverse ripetizioni prima di aprirsi ad un suono più ambientale. La seconda canzone, intitolata Giacomo, ha tutte le sfumature screamo della scuola italiana, con una voce che convince molto di più di quella presente nel singolo, forse anche per merito della registrazione. Come il suono, anche i testi presentano la disperazione tipica del genere, tendente all'intimità. Alba Posticcia è la composizione più probabilmente più particolare. In essa si mischiano tutte le influenze dei ragazzi: dallo screamo iniziale, al post rock, all'ambient con il parlato, al finale che ricorda il post hardcore più pregiato. Ma è Martedì la miglior traccia: dodici minuti che iniziano lenti, pieni di effetti anche sulla voce, che ricordano le sfumature shoegaze, nonostante un testo molto più arrabbiato e diretto rispetto ai precedenti. Ma bastano pochi secondi per rendere il suono prima post rock e poi post hardcore, per poi riportarlo a nuova quiete, a nuova cosciente disperazione. Sembra un lungo viaggio nel quale si allentano a poco a poco i nostri freni, fino al farsi trascinare, inesorabilmente.
Un esordio molto buono, quindi, per questi Ennui, anche se il prossimo lavoro sarà di più difficile composizione per non cadere nella ripetizione. Sono comunque fiducioso, visto il primo risultato.

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sabato 2 maggio 2015

Dearest Enemy - These Streets, Those Ghosts (2015)

I Dearest Enemy sono una di quelle band che rimane spesso troppo nascosta, che lavora per mesi o anni ad un progetto, facendo giusto un paio di live show, e poi, quando esce l'album, capisci che forse ad aspettarli ne è valsa la pena. Con una Madonna (o Regina) dalle linee estremamente ispirate a Edvard Munch ci presentano il loro primo disco questi cinque ragazzi con casa base a Venezia, creando una notevole suggestione e anticipando la linea che unisce tutte le tracce: una disperazione viscerale.
Già con i primi secondi di Blight Town comprendi che la voce vuole solo espellere tutta la sua angoscia e che il suono che la deve accompagnare è una melodia composta da notti insonni. Nonostante si senta l'impronta di quell'hardcore britannico di inizio millennio, musicalmente il disco fila liscio senza intoppi e senza annoiare, risultando forse non molto originale ma sicuramente ricco di ottimi spunti e di futuri miglioramenti.
Senza dubbio un ottimo esordio, quindi, curato in ogni parte dal lungo lavoro di composizione. Palma di miglior canzone va a To The Queen.

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sabato 4 aprile 2015

Discomfort - Worst (2015)

Sono passati quasi quattro anni da quando questi cinque macellai hanno cominciato a fare concerti e a far girare il loro nome. Con un successo piuttosto elevato, a quanto si può vedere, con due tour europei ed uno statunitense alle spalle. Ora, i nostri hanno tirato fuori il loro secondo lavoro, un album di 7 pezzi, sta a voi definirlo ep o lp, nei quali il suono proposto è un'evoluzione di quel black metal mischiato con tanti pezzi hardcore del primo lavoro. Il risultato sono solo pugni in faccia. Il disco è un mostro che si aggira nell'oscurità della notte, che prende alle spalle le sue prede, sviscerandole.
Già dalla prima traccia, il suono è un misto noise e black metal, con spruzzi di grindcore anni '90: si può respirare il declino, il disagio, la denuncia, il malessere che provano i nostri, reso eccelsamente dalla registrazione, opera di Mal De Testa Studio di Padova, oltre che dal mixing di Joel Grind ( Toxic Holocaust vi dicono qualcosa?) e di Brad Boatright all'Audiosiege di Portland.
Le chitarre rilasciano solo note d'orrore, con una batteria che tiene forsennati ritmi grindcore e le doppie voci (di cui una è il batterista!) che segano le corde vocali.
Degni di nota i pezzi Endless Escape, che racchiude un black metal caratteristico e preciso, e Gange, forse il pezzo di matrice più hardcore che altro.
Miglior traccia è MCCCXII, singolo dell'album, del quale è stato fatto anche un video visual. Direi che le parole di fronte a questo pezzo non bastano: solo guardando il visual ed ascoltando il pezzo di può percepire tutto ciò che i cinque veneti voglio esprimere.
Con questo prodotto, i Discomfort si posizionano tra le colonne del black metal italiano odierno, assieme a gruppi come O e Hungry Like Rakovitz.

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Video: MCCCXII

domenica 8 marzo 2015

Glances - Glances EP (2014)

In Italia il melodic hardcore non ha mai dato grandi frutti. Certo, ci sono stati gli Aperture fino all'anno scorso che, tra critiche sia positive che negative, hanno dato un volto ad un genere prima considerato principalmente di stampo inglese e statunitense. Sciolti i milanesi, ecco nascere dalla fertile Bologna un gruppo che mischia le ceneri di 400Colpi, Disease Illusion e Rising Hate: i Glances, quintetto affiatato di giovani che dopo meno di un anno sono già in studio per registrare questo breve di ep di quattro canzoni, nelle quali hanno dato basi più che solide a ciò che vogliono fare.
Sin dalla prima traccia ci si trova davanti ad un flusso ininterrotto di emozioni, tristemente raccolte in testi ricchi di interiorità e desolante visione della realtà con un buon cantato in scream. Roba che ci piace, insomma. Il suono ricorda molto dei pezzi firmati More Than Life oppure The Cold Harbour. Ciò è bello finché le tracce sono quattro, ma in un futuro full lenght rischierebbero di annoiare, senza una buona dose di originalità.
I cinque hanno dunque un gran potenziale e sicuramente meritano più di un ascolto, ma, con le loro qualità, il prossimo lavoro può essere molto meglio. Palma di miglior pezzo va a Conceive The Solstice.

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venerdì 27 febbraio 2015

ZEIT: Intervista


Cominciamo sciogliendo il ghiaccio: Zeit, ovvero, tradotto dal tedesco, "tempo". Che rapporto avete con questo tanto da chiamare un gruppo così?

CESCO: Un rapporto carico di bestemmie, un po' come tanti credo. Il concetto di tempo, o l'"evidenza" del divenire, a seconda di come uno la veda, è qualcosa da cui non si può prescindere in quasi nessun contesto. Direi che abbiamo un nome abbastanza totalizzante.

Il vostro primo lavoro conta due canzoni, intitolate "Zoe" e "Bios", che in greco vogliono entrambe dire "vita". Ciò denota nei vostri testi una forte impronta filosofica: pensate che questo porti ad un allontanamento dalle altre band italiane del genere?

CESCO: Non saprei, anzi, direi di no. Ci sono tante band, soprattutto post hardcore, che abbracciano temi, per così dire, "filosofici". In realtà non vedo nei nostri testi una così marcata impronta filosofica: ci vorrebbero canzoni da dieci minuti almeno per approfondire qualcosa con approccio almeno lontanamente filosofico e, come sai, non è la durata media dei nostri brani ahaha. Aggiungerei che, nonostante in molti testi si faccia poco uso di rappresentazioni e metafore, siamo ben distanti dal linguaggio "tecnico" di cui necessita la filosofia. E, ultima, ma non ultima, cosa: le parole sono importanti e a noi dell'amore per il sapere, in senso strettamente/originariamente filosofico, non può interessare di meno.

Per quanto riguarda il riscontro, mi pare che gli ascoltatori abbiano apprezzato il debutto. Quanto ha influito, secondo voi, la scelta di fare, per entrambe le canzoni, un video?

GABRI: Avere fatto un video per ognuno dei due pezzi ha probabilmente aiutato a dare un'impronta più marcata alle due canzoni. Credo che l'ascoltatore medio ascolti più volentieri un brano se accompagnato a delle immagini. Il fatto poi di avere di pezzi ci ha spinto a decidere di fare due video.

Sulle magliette avete stampato il volto di Friedrich Nietzsche, inoltre lo citate anche in "Zoe". Come siete legati effettivamente al suo pensiero?

CESCO: Lo citiamo anche in "Zoe"? Ho scritto il testo ma non mi pare anche se forse l'ho già letta su qualche recensione questa cosa. Sulle tees è presente perchè avevamo già stampato Friedrich Nietzsche su delle magliette con gli Anbruch, una nostra vecchia band con cui facciamo ancora qualche concerto ogni tanto (https://www.facebook.com/anbruch) e, oltre ad esserci un continuum tematico con quanto fatto nei precedenti progetti, ci piaceva la resa grafica. La sua influenza è ovviamente presente nei testi, avendolo letto molto, ma non mi sentirei/ci sentiremmo di scrivere un testo con riferimento diretto al suo pensiero.

Voi provenite da Venezia, una città che da qualche anno sta regalando tantissime proposte ed è dotata di tantissima voglia di fare underground, ne è la prova il Venezia Hardcore Festival. Che aria si respira nel sottosuolo musicale lagunare? Credete che si possa effettivamente considerare come una "scena"?

ALE: Si respira un'aria davvero buona. Ci sono molte band, ci si conosce praticamente (quasi) tutti e la voglia di fare è tanta, lo dimostra come dici te il Venezia Hardcore Festival e tutto l'entusiasmo e l'impegno che ognuno ci sta mettendo.Se tu consideri "scena" come una realtà locale musicale dove si collabora e ci si aiuta spinti da una voglia comune di fare musica e divertirsi, beh, direi proprio di si, la scena hardcore-punk-metal veneziana c'è e gode di ottima salute.

Tutti voi provenite da progetti precedenti che hanno avuto una discreta fortuna, anche se erano improntati su hardcore di stampo diverso: old school con i 400Colpi e taglio swedish con gli As The Sun. Che cosa vi ha fatto maturare il post hardcore che proponete ora? Ci sono gruppi ai quali dovete una parte del vostro suono o che sono sempre presenti come modelli ai quali vi ispirate?

ALE: Direi che lo stile musicale che seguiamo è quello che sicuramente accomuna noi quattro, il minimo comun denominatore. Ognuno di noi ascolta per certi versi musica diversa, ma se si tratta di suonare assieme gli ZEIT sono quello che viene spontaneo fare quando ci metti assieme. Come riferimenti abbiamo sicuramente l'hardcore ed il crust di gruppi come Converge, Trap Them, Cursed, Baptists etc, ma anche quelle aperture melodiche provenienti dal nord Europa.

All'interno del panorama italiano odierno, invece, quali gruppi vi piacciono maggiormente?

GABRI: Calibro35.

Come componete i pezzi? Si tratta di un lavoro eseguito solo da un singolo oppure ognuno, nel suo piccolo, propone ed ha compiti precisi?

SEBA: Per comporre i pezzi ci sediamo tutti e quattro portando tutti delle idee e gradualmente cerchiamo di arrivare ad una visione comune del pezzo. Ognuno cura la propria linea strumentale ma tutti hanno la possibilità di interagire con quella degli altri. Dopo calci, sputi ed abbracci il pezzo è pronto.

Tra poco entrerete di nuovo in studio. Che cosa ci dobbiamo aspettare e che cosa vi aspettate voi dal nuovo lavoro che avete in cantiere?

SEBA: Noi l'aspettiamo come la materializzazione di un anno pieno di bestemmie, quindi le premesse sono buone! Potete sicuramente aspettarvi violenza, d-beat, blastate e roba storta. Abbiamo anche provato a fare qualcosa di più lento. Non ci siamo comunque posti limiti, credo ci saranno pezzi che magari qualcuno non si aspetta. Dopo un anno di fatiche e baruffe potreste attenderlo come si attende un'apparizione della Madonna a Medjugorje!

L'intervista è finita, se volete fare un saluto! Bella rega!

Grazie a manetta per l'intervista e grazie anche a chi l'ha letta! Ancora qualche settimana ed entreremo in studio per poi ricominciare a girare e suonare dal vivo. Se volete sapere se capiteremo nella vostra città o essere aggiornati sul nuovo disco potete trovare tutto quel che ci riguarda nella nostra pagina Facebook: www.facebook.it/Zeithc

giovedì 22 gennaio 2015

SUMMIT - Remnants (2015)

Ennesima mossa rivelatasi vincente da parte della, ormai, attivissima, Drown Within Records, etichetta indipendente italiana che negli ultimi sette mesi ha rilasciato cinque album di spessore, tra i quali il self titled dei Sedna ed Awaken degli Amouth. L'ultima fatica è questo EP, intitolato Remnants, del duo milanese SUMMIT. I giovani Gabriele (ex Thy Solace!) e Roberto hanno composto, registrato, mixato e masterizzato le quattro tracce dell'album, con un risultato veramente ottimo, equilibrato in ogni parte, frutto di un lavoro DIY compatto, ben eseguito e passionale. Così come lo sono le canzoni, solo strumentali dove si mischia il post rock, il post metal e l'ambient. Il tutto si apre con un ampio feedback e campionature spianate, per poi entrare nel vivo con Adrift, Sideral Abysm nella sua pienezza, che, a dirla tutta, spiazza chiunque si aspetti il solito lavoretto sentito e risentito, partendo con una staccata a metà tra il violento ed il compassionevole, come una stella cadente che sfuma nella notte. Vena spaziale che diviene centrale in Fields Of Tulips In Pluto, un viaggio lungo otto minuti tra i pianeti,che si può compiere soltanto sdraiati su di un letto di fiori in mezzo ad un campo, nella bellezza del freddo e del vuoto che riempie l'universo; e in Remembrance Is A Celestial Path, dove lo spazio tra il tutto e la nostra mente si annichilisce per poi esplodere in un intenso corpo di emozioni che non poteva rimanere rinchiuso un attimo di più. Chiude il lavoro la title track Remnants, pezzo duro e disperato che immerge nel suono l'ascoltatore fino all'ultima nota.
Un ottimo debutto per i ragazzi, quindi, che riescono a suonare ciò che vogliono senza essere in alcun modo banali, ripetitivi o imitatori. Ovviamente, l'emulazione, strizzando l'occhio a grupponi quali Godspeed You! Black Emperor e Mogwai è presente, ma i due sanno il fatto loro in merito e si sente.
Un ascolto è obbligatorio.
Palma di miglior traccia va a Remembrance Is A Celestial Path.

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